domenica 24 maggio 2009

Manifesto programmatico, d' intenti umani, politici e sociali di





La nostra esistenza nella piccola comunità di Castri è stata scandita da alcune parole che puntualmente ritornano e da qualche anno suonano sempre più sorde di un significato reale. “Giovani”, “cambiamento”, “futuro”, “libertà”, “partecipazione” e moltissimi altri termini, sono ormai sviliti. Siamo a disagio nella nostra stessa comunità.
Tale disagio ha fatto scaturire in noi e nell’animo di tanti altri, una voglia di riscattare un bisogno primario della socialità: esserci. Esserci, però, su questo campo di discussione politica, con regole chiare e leali. Troppi ragazzi sono stati più o meno palesemente allontanati dai centri decisionali della nostra vecchia comunità, che tanto avrebbe bisogno di un rinnovamento reale, concreto. Vero. Troppe generazioni di giovani sono state cresciute ed educate al disprezzo del senso più alto della politica. Nessun rispetto degli avversari. Nessuna reale considerazione della gente che lavora e vive sino infondo Castri. Queste sono le regole ed i principi che ci sono stati mostrati e tramandati. In un certo senso ci è stato sempre consigliato di restare calmi e non fare troppo rumore. Talvolta siamo stati invitati a tacere o peggio a parlare il loro linguaggio. Alcuni di noi lo hanno fatto, con scarse soddisfazioni. Molti altri si sono scoraggiati e mestamente si sono allontanati. Molti di noi sono stati spinti, costretti a non pensare, perché tanto era inutile. Tanto i nostri valori erano troppo diversi, troppo utopici, troppo veri. Non si può togliere alle persone la possibilità di pensare, quindi di dissentire. Nessun dissenso può essere espresso. Altri di noi invece hanno continuato a credere, non per vocazione ma per necessità. Ma ogni cinque anni le nostre aspirazioni si fanno sentire, non si può neanche smettere di sognare, del resto. Si, parlare delle nostre esigenze e di quelle di tanti giovani ed ex giovani, a Castri è ormai un sogno.
Se smetti di credere ai sogni, i sogni smetteranno di credere in te.

Oggi noi abbiamo deciso di credere nei nostri sogni. Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra generazione, tanto bistrattata e infangata da personaggi spesso grotteschi, che non hanno mai pensato ai bisogni di tutti perché di tutti e di ognuno è la cosa pubblica.
Oggi noi sentiamo il bisogno di esprimere il nostro dissenso sul modo, sugli strumenti sino ad ora utilizzati e soprattutto dissentiamo sul solito linguaggio usato ed osato dai soliti noti che ostentando parole belle ed atteggiamenti ambigui si mescolano e si rimescolano nelle solite liste. Il loro unico intento è chiaramente quello di gestire quelle poche risorse disponibili, liberamente. A volte l’interesse, lo sappiamo tutti, è quello di ottenere un trasferimento ove no si è travata una raccomandazione abbastanza forte da far in moda da non rivolgersi agli incarichi pubblici. C’è chi invece ha un bisogno spasmodico di affermazione personale, c’è chi invece non si rende conto del marcio che lo circonda e continua a non pensare, a non vedere, a non esserci.
Questo non è e non sarà il nostro campo d’azione. Non chiederemo voti a nessuno, nessun conteggio famigliare, nessun baratto, nessuna supplica, nessun saluto né sorriso di circostanza sarà fatto, nessun inseguimento o pedinamento notturno, nessun porta a porta e soprattutto nessuna falsa promessa, niente aspettative assurde.
Noi proponiamo e programmiamo soltanto il nostro entusiasmo.
Proponiamo una prospettiva diversa, di gente diversa eppure normale. Esattamente come tutti voi.
Programmiamo la nostra buonafede e la nostra cultura.
Proponiamo un’attenzione particolare ai saperi ed alle esperienze di noi, di tutti voi.
Programmiamo di mettere a disposizione di tutti le nostre competenze reali e non quelle inventate per l’occasione.
Proponiamo ad ognuno, di mettere a disposizione le competenze, anche quelle minime. Ogni esperienza sarà valorizzata.
Proponiamo una programmazione continuata, in divenire, che tenga conto delle circostanze e delle esigenze e le urgenze della comunità. Non produrremo un programma stereotipato, falso, tendenzioso. Nessun raggiro. Non una parola ammiccante e ruffiana. Non vogliamo e non possiamo convincere nessuno, possiamo solo esprimere le nostre idee e rivendicare identità e diritti.

Il nostro sguardo sarà quindi orientato verso:

Redistribuzione concordata, condivisa e partecipata delle risorse economiche;
Spazi sociali;
Sviluppo urbano – produttivo;
Associazionismo, socialità, sport;
Ambiente e territorio;
Arte e Cultura;
Donne;
Cittadinanza attiva e partecipativa;
servizi sociali

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